Sindrome dell’impostore

A cura della dott.ssa Elena Ercolani – Psicologa –

La sindrome dell’impostore è l’esperienza psicologica a causa della quale si è portati a credere che i propri risultati, formativi o professionali, non siano merito delle proprie capacità, bensì di fattori esterni come la fortuna, l’essere “nel posto giusto al momento giusto” o la manipolazione delle impressioni delle altre persone, il famoso “essere bravo a vendersi”.

La persona si sente quindi incompetente e pensa di aver ingannato gli altri rispetto le proprie capacità, provando, di conseguenza, senso di colpa, paura del giudizio e sentimenti di essere indegno o incapace.

Questo fenomeno venne osservato per la prima volta nel 1978 dalle psicologhe Clance e Imes in un gruppo di donne studentesse e professioniste ma, da ricerche successive, è emerso che il fenomeno si riscontra in molte persone, uomini e donne, che hanno una formazione superiore e ricoprono ruoli anche prestigiosi, in diversi campi.

La sindrome dell’impostore sembra essere associata a caratteristiche psicologiche come l’introversione, l’ansia di tratto, la bassa autostima, la tendenza alla vergogna e ad esperienze familiari conflittuali e di scarso supporto emotivo.

Questo fenomeno è spesso accompagnato da preoccupazioni, depressione e ansia che derivano dallo stress e dall’eccessivo autocontrollo al quale la persona si sottopone per poter essere sempre all’altezza.

Rivolgersi a uno psicoterapeuta permette di riuscire a diventare consapevoli dei propri meccanismi di funzionamento e dei propri pensieri disfunzionali.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale potrà aiutare ad intervenire da un punto di vista cognitivo per individuare, esaminare, discutere e riformulare tutte le credenze erronee (es. “vale solo chi non fa errori”) e i pensieri irrazionali automatici (es. “ho preso quel voto all’esame perché sono stato fortunato, non valgo niente”) che mantengono la sindrome.

Attraverso l’intervento comportamentale si potranno superare i sentimenti di inadeguatezza e vergogna, nonché la necessità di dipendere dal giudizio positivo degli altri, acquisendo maggiore fiducia in sé stessi.

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