Introduzione: il Nuoto è Davvero lo Sport Perfetto?
Il nuoto è da sempre considerato uno degli sport più completi e salutari, tanto da essere spesso consigliato anche in ambito riabilitativo. Ma, come ogni attività fisica, anche il nuoto presenta dei limiti e delle controindicazioni che è bene conoscere, soprattutto se si soffre di problematiche muscoloscheletriche o si sta affrontando un percorso di fisioterapia.
In questo articolo analizziamo in modo critico – ma costruttivo – gli aspetti meno noti del nuoto, per aiutarti a scegliere l’attività più adatta al tuo corpo e alle tue esigenze.
Il Lavoro Muscolare in Assenza di Gravità.
Una delle caratteristiche distintive del nuoto è che si svolge in un ambiente a gravità ridotta. Questo ha effetti importanti sull’attivazione muscolare:
I muscoli antigravitari (come paravertebrali, glutei e polpacci) lavorano molto meno rispetto ad altre attività terrestri;
Il carico sulle articolazioni è minimo, ma proprio per questo non si sviluppa forza funzionale utile nella vita quotidiana;
Il tono muscolare acquisito in acqua potrebbe non trasferirsi efficacemente a movimenti svolti sulla terraferma.
➤ Cosa significa in pratica?
Il nuoto può portare a uno sviluppo muscolare non completo, rendendolo uno sport meno efficace per il potenziamento strutturale, soprattutto se praticato in modo esclusivo.
Riduzione della Flessibilità e del Range di Movimento
Contrariamente a quanto si pensa, nuotare non migliora necessariamente la flessibilità. Anzi:
I gesti del nuoto sono ripetitivi e ciclici, con un range articolare limitato;
Stili come delfino e rana impongono movimenti innaturali e non funzionali alla biomeccanica quotidiana;
Il corpo si adatta all’ambiente acquatico ma perde competenze motorie terrestri, soprattutto nei bambini e negli adolescenti in crescita.
Il Nuoto e il Mal di Schiena: Attenzione!
Il nuoto viene spesso suggerito per chi soffre di lombalgia o ha avuto un infortunio, ma non sempre è la scelta più efficace. Le ragioni?
Lavorare in acqua non stimola i muscoli spinali profondi in modo adeguato;
La mancanza di carico verticale riduce l’effetto rinforzante sulla muscolatura paravertebrale;
Alcuni stili, come la rana o il delfino, possono accentuare la lordosi lombare e peggiorare i sintomi.
➤ Cosa dice la fisioterapia moderna?
Oggi sappiamo che, in caso di mal di schiena, è fondamentale rafforzare progressivamente i muscoli coinvolti, anche attraverso esercizi funzionali a corpo libero o con sovraccarichi dosati, in ambiente terrestre e controllato.
Iper-Specializzazione e Mancanza di Adattabilità
Chi pratica nuoto a livello agonistico sviluppa una grande padronanza… solo in acqua. Questo comporta:
Difficoltà ad adattarsi ad altri schemi motori;
Scarsa stimolazione della mente su imprevisti, ostacoli o cambiamenti rapidi (caratteristici di altri sport);
Rischio di infortuni da overuse a causa della ripetitività dei gesti.
Anche la dimensione sociale può essere sacrificata: il nuoto è uno sport individuale, spesso solitario e mentalmente stressante per i più giovani, specie in ambito competitivo.
Respirazione Orale e sue Conseguenze
Nel nuoto, si respira quasi sempre con la bocca. Questo può alterare il naturale equilibrio respiratorio:
La respirazione orale riduce l’efficienza diaframmatica;
Può causare iperventilazione e scarso controllo della CO₂;
L’abitudine a respirare dalla bocca non è fisiologica e può impattare su postura e tono muscolare.
Quando il nuoto fa bene?
Se praticato in modo occasionale, ludico o come complemento ad altri sport, il nuoto mantiene un ottimo profilo di benefici cardiovascolari, mobilità generale e benessere mentale.
Ma per un corpo funzionale, forte, stabile e reattivo… serve la gravità. Servono stimoli motori variati e progressivi.
Conclusioni: nuotare sì, ma con equilibrio
Il nuoto non è un nemico, ma non è nemmeno lo sport più completo, soprattutto se l’obiettivo è il recupero funzionale, la prevenzione degli infortuni o la rieducazione post-traumatica.
Conclusioni
Alla FisioClinic del Centro Colombo Genova, consigliamo ai nostri pazienti di valutare sempre il contesto personale, l’obiettivo terapeutico e l’integrazione con attività più efficaci sul piano neuromotorio e muscoloscheletrico.