Training autogeno e gravidanza

Training autogeno e gravidanza

dott.ssa Debora Rossi –

Il Training Autogeno (TA) è una tecnica di rilassamento introdotta negli anni ’30 dal medico tedesco J. H. Schultz con l’obiettivo di indurre stati di benessere psicofisico in grado di sostenere i suoi pazienti nella gestione dello stress, dell’ansia e della regolazione emotiva. L’assunto teorico su cui si fonda la tecnica del TA è che vi sia una stretta correlazione tra gli stati somatici (del corpo) e psichici (della mente) e che laddove la mente, perché sovraccaricata o non sufficientemente allenata, non riesca ad esercitare una buona azione regolatrice sulle funzionalità fisiche, sia possibile seguire un percorso a ritroso, partendo dunque dal benessere del soma per raggiungere il benessere della psiche. Attraverso l’induzione di stati corporei di piacevole pesantezza, quiete e calore è infatti possibile riequilibrare il respiro e rasserenare la mente, producendo un allenamento graduale che condiziona, vale a dire lega indissolubilmente, lo stato di rilassamento fisico a quello di rilassamento mentale. Partendo dal TA di Schultz, negli anni ’70 Umberto Piscitelli, medico ed esperto di psicosomatica, ha introdotto il Training Autogeno Respiratorio (RAT) come protocollo destinato alla specifica utenza delle donne in stato di gravidanza. Il RAT prevede sette esercizi mirati che vengono proposti e fatti sperimentare uno per incontro dallo psicologo (o dal medico) conduttore al gruppo delle donne gestanti. Trattandosi, come suggerisce il nome stesso dell’intervento, di un “training” è necessario che le clienti mettano in pratica gli esercizi effettuati nel gruppo anche a casa, durante la settimana, in modo da consolidare le tecniche apprese che risulteranno particolarmente utili sia nella gestione dei dolori tipici della gravidanza, sia nella gestione del momento specifico del parto. I sette esercizi proposti dal protocollo sono: 1) il rilassamento attivo e progressivo, 2) l’immaginazione e percezione unitaria del corpo, 3) l’immaginazione e percezione frazionata del corpo, 4) la commutazione autogena, 5) il respiro autogeno, 6) le risposte paradossali, 7) la contrazione uterina. A questi sette esercizi se ne aggiungono poi altri due, aventi come scopo quello di creare visualizzazioni piacevoli che la donna incinta possa richiamare mentalmente per affrontare momenti di difficoltà e di fatica fisica o mentale. I benefici che la gestante può trarre dal RAT sono numerosi: autoinduzione di un piacevole stato di calma e quiete, autoregolazione di alcune funzioni corporee tra cui la circolazione sanguigna, miglioramento di funzioni cognitive quali la memoria e l’attenzione, diminuzione della percezione della sensazione nocicettiva (dolorifica) e aumento della percezione della self-efficacy (senso di padronanza e di controllo). In aggiunta a ciò, la pratica del RAT aiuta la donna in gravidanza a favorire il rilassamento della zona genitale, ad utilizzare al meglio la respirazione al fine di promuovere l’ossigenazione dell’organismo tra una contrazione e l’altra e, durante lo specifico momento del travaglio, a rilassare la muscolatura agevolando la discesa del neonato. Il protocollo RAT è indicato non solo durante il periodo della gestazione (viene intrapreso tipicamente attorno al 4° o 5° mese di gravidanza), ma anche nell’immediato post-parto, in quanto sostiene la donna nel recupero delle energie fisiche e mentali di cui ha particolare necessità per prendersi adeguatamente cura del piccolo e di sé stessa. L’indicazione ottimale è di seguire un percorso di RAT erogato in un contesto gruppale perché il gruppo in sé, quale dispositivo terapeutico di indubbia potenza curativa, offre un contesto protetto ed accogliente all’interno del quale le donne possono non solo sperimentare sensazioni gradevoli ed apprendere strategie efficaci, ma anche confrontarsi tra loro ottenendo reciproco riconoscimento e sostegno. Se ti interessa approfondire questo argomento, per te stessa, per una persona a te cara oppure semplicemente per curiosità, puoi chiedere informazioni alla tua ginecologa o alla tua psicologa oppure consultare la seguente biblio/sitografia di riferimento:

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