Dieci regole per gestire le intolleranze alimentari.

dott.ssa Silvia Bonatti – Dietista.
 
Sempre più frequentemente si attribuisce la responsabilità del sovrappeso-obesità o disturbi gastrici, come gonfiore addominale e scarsa digeribilità, a possibili intolleranze alimentari.
Spesso vengono diagnosticate attraverso l’uso di test non validati e proposti da personale non qualificato senza alcun controllo medico.
In questi casi, arbitrarie diete di esclusione, possono determinare carenze nutrizionali negli adulti e soprattutto nei bambini durante la crescita.
Per evitare di incorrere in false diagnosi, le maggiori Società Scientifiche che si occupano del problema, insieme con la Federazione dell’Ordine dei Medici e il Ministero della Salute, hanno condiviso un Decalogo che vuole diffondere e sensibilizzare la popolazione su questo tema così attuale e delicato.
1) Le intolleranze alimentari non sono responsabili si sovrappeso e obesità, che sono condizioni causate prevalentemente da uno stile di vita inadeguato.
2) No all’autodiagnosi ed ai test effettuati direttamente presso i centri laboratoristici senza prescrizione medica. Se si sospetta una reazione indesiderata a seguito dell’ingestione di uno o più alimenti è necessario rivolgersi al proprio medico, che valuterà l’invio allo specialista medico competente, il quale è in grado di valutare quali indagini prescrivere per formulare la diagnosi più corretta.
3) Non rivolgersi a personale non sanitario e attenzione a coloro che praticano professioni sanitarie senza averne alcun titolo. Non effettuare test per intolleranze alimentari non validati scientificamente in qualsiasi struttura, anche sanitaria. Solo il medico può fare diagnosi.
4) Diffidare da chiunque proponga test di diagnosi di intolleranza alimentare per i quali manca evidenza scientifica di attendibilità. I test non validati sono: dosaggio IgG4, test citotossico, Alcat test, test elettrici (vega-test, elettroagopuntura di Voll, bioscreening, biostrengt test, sarm test, moratest), test kinesiologico, dria test, analisi del capello, iridologia, biorisonanza, pulse test, riflesso cardiaco auricolare.
5) Non escludere nessun alimento dalla dieta senza una diagnosi ed una prescrizione medica. Le diete di esclusione autogestite, inappropriate e restrittive possono comportare un rischio nutrizionale non trascurabile, e nei bambini, scarsa crescita e malnutrizione. Possono inoltre slatentizzare disturbi alimentari. Quando si intraprende una dieta di esclusione, anche per un solo alimento o gruppo alimentare, devono essere fornite specifiche indicazioni nutrizionali, per assicurare un adeguato apporto calorico, di macro e micronutrienti.
6) La dieta è una terapia e pertanto deve essere prescritta dal medico. La dieta deve essere gestita e monitorata da un professionista competente per individuare precocemente i deficit nutrizionali e, nei bambini, verificare che l’accrescimento sia regolare.
7) Non eliminare il glutine dalla dieta senza una diagnosi certa di patologia glutine correlata. La diagnosi di tali condizioni deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, seguendo le linee guida diagnostiche.
8) Non eliminare latte e derivati dalla dieta senza una diagnosi certa di intolleranza al lattosio o di allergie alle proteine del latte. La diagnosi di tali condizioni deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, tramite test specifici e validati.
9) A chi rivolgersi per una corretta diagnosi? Medico (dietologo, medico di medicina generale, allergologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo, internista, pediatra).
10) Non utilizzare internet per diagnosi e terapia, in quanto non può sostituire la competenza e la responsabilità del medico nella diagnosi e prescrizione medica.

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