La storia della terapia manuale

a cura del dott. Andrea Secchi – fisioterapista –

Fisioterapia, osteopatia e chiropratica. Cosa le differenzia?

Tratto da “A History of Manipulative Therapy” di Erland Pettman PT, MCSP, MCPA, FCAMT, COMT (Journal of Manual & Manipulative Therapy)
Presente fin dalle più antiche civiltà, la terapia manuale crebbe nelle mani dei più illustri medici della storia, da Ippocrate (padre della medicina), ad Avicenna (noto come il dottore dei dottori) ad Ambroise Paré (padre della chirurgia). Dalla fine del Rinascimento però i medici cominciarono ad abbandonare e disprezzare la terapia manuale la quale divenne così esclusiva degli “aggiusta-ossa” di paese. I forti attriti tra lo sdegno accademico e i successi e la fama degli aggiusta-ossa portarono alla fine del ‘800 i medici a riconoscere l’indubbio valore della terapia manuale e manipolativa. Quasi in contemporanea si svilupparono: 1) la Terapia Manuale Ortopedica con le figure del medico Wharton Hood (1871), del fisioterapista e medico anglo-svedese Edgar Cyriax (1903), del medico inglese James Mennell (1906) e dei rispettivi figli, entrambi medici, James Cyriax e John McMillan Mennell; 2) l’Osteopatia dell’apprendista medico americano Andrew Taylor Still (1874); 3) la Chiropratica del fattore di origini canadesi Daniel David Palmer (1897). Se da un lato osteopatia e terapia manuale ortopedica crebbero in stretta collaborazione (negli Stati Uniti l’osteopatia diventerà una branca della medicina), dall’altro la chiropratica rimase sempre in una posizione di forti contrasti sia esterni col mondo medico, sia interni con le varie correnti di pensiero.
La terapia manuale è una particolare branca della fisioterapia che si occupa di trattare il dolore e le disfunzioni muscolo-scheletriche. Le sue tecniche includono manipolazioni, mobilizzazioni e massaggi dei sistemi articolare, muscolare e nervoso.
La storia della terapia manuale affonda le proprie radici nelle civiltà più antiche, anche se le prime fonti scritte che ne contengono riferimenti appartengono alla Grecia. Introno al V secolo a.C. infatti Ippocrate (460-385 a.C.) descrisse diverse manovre di trattamento per i problemi della colonna vertebrale quali trazioni e manipolazioni. Nel corso dei secoli poi la terapia manuale è venuta definendosi e approfondendosi con svariate figure mediche quali Galeno (131-202 d.C.), Avicenna (980-1037) e Ambroise Paré (XVI secolo).
In Europa la terapia manuale crebbe con la tradizione degli “aggiusta-ossa” (bone-setters) di paese quali ad esempio Friar Thomas, con il suo “The complete bone setter” (1656), e Johannes Scultetus con “The Surgeon’s Storehouse” (1674). A partire dal XVIII secolo tuttavia i medici cominciarono progressivamente ad abbandonare le manipolazioni, probabilmente a causa degli insuccessi e della pericolosità di manipolare la colonna vertebrale in soggetti affetti da tubercolosi, a quell’epoca diffusa a livello epidemico. In questo modo la terapia manuale abbandonò il mondo medico e passò completamente nelle mani degli aggiusta-ossa. Nel XIX secolo questo portò ad un paradosso clinico: da un lato l’establishment medico disprezzava gli aggiusta-ossa e cercava di farli fuori, dall’altro gli aggiusta-ossa crescevano in fama e popolarità. Fu proprio allora che James Paget (1814-1899), uno dei più illustri chirurghi dell’epoca, dichiarò la necessità di assimilare ciò che di valido c’era nelle tecniche degli aggiusta-ossa, eliminando quanto atteneva più alla suggestione e all’esoterismo che non alla medicina. In ogni caso la comunità medica continuò a disdegnare i benefici delle manipolazioni articolari e Paget stesso attribuì spesso il successo degli aggiusta-ossa più alla fortuna che non alla tecnica e si riferì ad essi quali “nemici”. Il primo ad aprirsi fu il medico Wharton Hood. Sotto la guida di un aggiusta-ossa di nome Hutton che aveva curato suo padre, anch’egli medico, Hood diventò abile nella manipolazione e concluse che essa era benefica e sicura, pubblicando nel 1871 On Bone-Setting, il primo libro tecnico di terapia manuale scritto da un medico. Negli anni a seguire la questione “bone-setting” (aggiustamento delle ossa) divenne argomento sempre più discusso in convegni e pubblicazioni a causa del fatto che la sua efficacia era sempre più evidente. Nel 1882 fu il principale tema al meeting annuale della British Medical Associations’s Section on Surgery. In quell’occasione H. Marsh e R. Fox suggerirono il termine manipulation al posto di bone-setting e Robert Jones, fondatore della British Orthopaedics, scrisse: “Dovremmo badare più a noi stessi piuttosto che insultare gli inqualificati. L’eclatante successo nelle loro mani dovrebbe portarci a investigarne le ragioni. Non è saggio né dignitoso perdere tempo a denunciare i loro errori, dal momento che non possiamo nascondere il fatto che i loro successi sono i nostri fallimenti”. Nonostante questo agli albori del XX secolo le pubblicazioni sulle manipolazioni erano esigue e nel 1910 si poteva leggere: “E’ veramente incredibile che la professione medica abbia così a lungo negato un così vasto ambito terapeutico”.
Ad ogni modo alla fine del XIX una serie di eventi diedero il via ad un cambiamento radicale nel modo di intendere e praticare le manipolazioni.

LA CRISI DELLA MEDICINA ALLOPATICA

Per comprendere come la medicina manuale poté emergere, occorre osservare lo stato in cui versava la medicina allopatica nel nord America agli inizi del XIX secolo. Nonostante gli enormi passi avanti fatti in ambito scientifico e tecnologico (gli strumenti di misurazione della temperatura e della pressione sanguigna esistevano già da un secolo ma non vennero utilizzati prima del 1820), la medicina poggiava ancora su precetti più filosofici che scientifici. Nel 1796 Benjamin Rush, il più eminente medico americano dell’epoca, sosteneva che la pratica del sanguinamento fosse il più logico approccio alla febbre in quanto il paziente passava dall’essere caldo, rosso e delirante ad uno stato freddo, pallido ed euforico.
Nel 1799, all’età di 67 anni, George Washington contrasse una forte influenza con laringite. Il suo medico James Craik drenò quasi metà del suo sangue e gli somministrò cloruro mercuroso. Nel giro di un giorno Washington morì per asfissia.A causa perciò della sua frequente inefficacia la medicina aveva una pessima reputazione e spesso i medici stessi dubitavano delle proprie convinzioni.
A differenza delle controparti europee, le università americane avevano ambienti scadenti in cui formare medici. L’ammissione si basava spesso unicamente sulla possibilità da parte degli studenti di pagare le rette e il corso, che poteva essere superato con fino al 40% di insufficienze, aveva la durata di 2 cicli di 4 semestri. Il presidente di Harvard Charles Eliot, nel discorso inaugurale del 1869, disse: “L’ignoranza e l’incompetenza generale della media dei laureati […] è talvolta orribile da concepire”. Dopo la laurea i medici che erano interessati ad avere un’educazione superiore venivano spinti ad andare in Europa, soprattutto in Germania. Fu grazie a coloro che tornarono in patria e soppiantarono i pregiudizi teologici con discipline scientifiche che la medicina americana poté sollevarsi. Ma questo avvenne solo nel XX secolo. Nel XIX secolo la medicina era confusa e mal vista. Fu da questa base che qualcuno poté dare vita a filosofie alternative che conquistarono la credibilità e il supporto dell’opinione pubblica.

L’OSTEOPATIA DI ANDREW TAYLOR STILL

Nato nel 1828, Andrew Taylor Still ebbe un padre medico e ministro metodista che lo spinse a sua volta ad intraprendere medicina. Nella metà del ‘800 un medico poteva essere “apprendista” e probabilmente Still frequentò un solo seminario di educazione medica formale. Egli era convinto che l’approccio dell’epoca (ad es. sanguinamento, impiastri, ecc.) infliggessero ai pazienti più sofferenze che la malattia stessa. L’episodio decisivo fu determinato dalla morte di 3 bambini, dalla cui tragicità Still rimase talmente scosso da decidere di abbandonare i metodi standard, pur mantenendo le vesti di medico.
Da piccolo Still soffriva di mal di testa. Un giorno, addormentatosi con la testa incastrata tra due radici, si risvegliò senza alcun sintomo. Da questa ed altre esperienze egli sviluppò la concezione che il mantenimento di una corretta funzionalità del sistema muscolo-scheletrico poteva non solo garantire la salute, ma anche sconfiggere la malattia. Oltre alle manipolazioni egli integrò anche l’idea del magnetismo, inteso come una forza proveniente dal corpo del terapista.
A partire dal 1874, mentre lavorava al suo nuovo modello anatomico e biomeccanico, Still si riferì a se stesso quale “aggiusta-ossa illuminato”. Nonostante le sue teorie lo portarono ad essere escluso dal mondo medico accademico, grazie al suo approccio privo di farmaci e chirurgia egli crebbe talmente in fama e popolarità che nel 1892 decise che non avrebbe più potuto gestire da solo la crescente quantità di pazienti che vedeva giornalmente. Fondò quindi a Kirksville nel Missouri l’American Osteopathic College. Alla base di tutte le sue teorie sulle malattie stava il concetto di “alterazione delle arterie”, secondo il quale l’alterato flusso sanguigno provocava il disturbo (Legge dell’Arteria). Questo concetto basilare aveva le seguenti premesse: 1) il corpo è un’unità; 2) la struttura e la funzione sono strettamente correlati; 3) il corpo possiede meccanismi di auto-regolazione.
Alla sua morte nel 1917, oltre 3000 dottori in osteopatia erano stati formati.
Con l’evoluzione scientifica l’osteopatia cominciò ad abbracciare le nuove acquisizioni in campo medico e questo portò infine, nel 1970, al riconoscimento legale, unicamente negli Stati Uniti, del “dottore in osteopatia” quale medico. Nel 1908 nella propria autobiografia, Still descrisse come le manipolazioni cervicali potessero curare, tra le altre, la febbre, la difterite e la tosse convulsiva. L’affiancamento con la medicina tradizionale tuttavia fece pian piano abbandonare questa attribuzione di “panacea”.
Oggigiorno i medici osteopati svolgono per lo più mansioni mediche che non di terapia manuale. Per questo in molti ospedali osteopatici sono i fisioterapisti ad occuparsi dei trattamenti manuali.
Una particolare branca dell’osteopatia fu creata da William Garner Sutherland (1873-1954). Egli studiò a lungo le connessioni tra le ossa craniche e mise a punto particolari tecniche che furono ufficialmente accettate dalla comunità osteopatica nel 1944. Nasceva così l’osteopatia craniale. Attualmente i praticanti di questa disciplina affermano di poter avvertire e trattare il movimento ritmico cranico disfunzionale attraverso un tocco gentile.

LA CHIROPRATICA DI DANIEL DAVID PALMER

Diversamente da Still, Daniel David Palmer fu di origini modeste. Nato in Canada nel 1845, lavorò come fattore fino al 1965, quando si trasferì negli Stati Uniti, come già i suoi genitori avevano fatto. Fin da giovane fu un avido lettore di scritti scientifici e dopo 20 anni di lavoro nell’ambito agricolo e dell’educazione decise di intraprendere la carriera di “guaritore naturale”. A questo proposito si ritengono influenti le teorie sul magnetismo del medico austriaco Franz Anton Mesmer (come già con Still) e un qualche contatto con le manipolazioni spinali.
Intorno al 1820 tre medici pubblicarono un articolo in cui descrivevano come ridurre una “sublussazione” vertebrale (concetto coniato nel 1746 da Johannes Hieronymi) facendo leva sul processo trasverso. Questo sembra essere in contraddizione con l’affermazione di Palmer di essere stato il primo a praticare questa tecnica. Del resto Palmer stesso, nel suo libro “Chiropractic Adjustor”, scrisse di aver appreso della manipolazione dagli scritti di Jim Atkinson, un medico che 50 anni prima delineò esattamente gli stessi principi che Palmer attribuì poi alla sua nuova arte di guarigione. E’ ragionevole inoltre assumere che la sua sete di conoscenza lo abbia portato ad avere scambi con Still, il cui College distava un giorno di auto dall’abitazione di Palmer.
Nel 1895, 10 anni dopo l’inizio dell’attività di guaritore, venne da Palmer un custode di nome Harvey Lillard il quale disse che 17 anni prima, in seguito al sollevamento di un grosso peso, si era stirato la schiena avvertendo un “pop” e da allora era diventato sordo. Dalla valutazione manuale Palmer notò una vertebra “fuori allineamento”. La manipolazione a quel livello migliorò subito l’udito del custode. Da questo episodio Palmer dedusse che una vertebra è fuori allineamento provoca una compressione dei nervi che si traduce in una disfunzione viscerale e quindi in una malattia (Legge del Nervo).
Nonostante lo sdegno della comunità medica, come già con Still, Palmer continuò a sviluppare la teoria e la pratica del suo nuovo approccio e nel 1897 fondò a Davenport in Iowa il The Palmer College of Cure, oggi noto come The Palmer College of Chiropractic (il termine chiropratica fu suggerito da un ministro paziente di Palmer, unendo le parole greche cheiros-mano e praktos-fatto con). Tra i diplomati del 1907 ci fu il figlio di Palmer Bartlett Joshua, il quale un anno prima avevo visto il padre e centinaia di chiropratici arrestati per aver praticato medicina senza licenza (Palmer scontò 23 giorni di prigione e pagò 350$ di multa). Nel 1908 un altro chiropratico, Shegataro Morikubo, fu incriminato nel Wisconsin per lo stesso motivo. Questa volta però il verdetto della giuria fu epocale: Morikubo era innocente sulla base del fatto che egli non stesse praticando né medicina, né chirurgia, né osteopatia, bensì qualcosa di nuovo e distinto.
In seguito la direzione amministrativa delle finanze e dell’educazione passò nelle mani di B. J. Palmer. Nel 1910 fu introdotto l’utilizzo dei raggi X e nel 1924 l’utilizzo del neurocalorimetro, uno strumento che si supponeva potesse scovare le vertebre “fuori posto”. Grazie all’intelligente utilizzo dei media e alle inesauribili risorse di Palmer figlio, la professione chiropratica sopravvisse alle fortissime opposizioni del mondo medico del XX secolo, giungendo fino ad oggi. Ma a differenza dell’osteopatia, i demoni che la chiropratica dovette fronteggiare furono anche interni. Fin dalle sue origini infatti ci furono diversi motivi di contrasto, il primo dei quali già tra David Palmer e uno dei suoi allievi. Il dibattito su quale vertebra vada aggiustata in relazione a quale disturbo continua tutt’oggi, cosa che ci fa domandare quanto esatta sia la scienza che regge la chiropratica. Per di più il dilemma se la professione dovesse seguire la filosofia originale di Palmer (corrente degli strights) o dovesse incorporare nuovi approcci e strumenti (corrente dei mixers), così come altre contese, portò ad una confusione generale che venne definita come “la guerra delle tecniche”. Nel 1947 J. Janse, R. H. Houser e B. V. Wells ridefinirono i principi teorici della chiropratica come segue: 1) una vertebra può sub-lussarsi; 2) la sub-lussazione può fare conflitto con nervi e vasi sanguigni e linfatici; 3) il conflitto compromette la funzionalità dei nervi periferici del segmento vertebrale colpito; 4) la regione innervata può diventare disfunzionale; 5) l’aggiustamento della vertebra sub-lussata ripristina la regione disfunzionale. Sorprendentemente, nelle 23 pagine del documento non viene menzionata neanche una volta la parola “manipolazione”. Nel 1958 una pubblicazione della National Chiropractic Association metteva in guardia i propri membri poiché “il crescente numero di fisioterapisti addestrati nelle manipolazioni e le indagini mediche sulla terapia manipolativa hanno posto una seria minaccia alla crescita e addirittura all’esistenza stessa della professione chiropratica”. Queste parole, lungi dalla cooperazione professionale, erano volte a sostenere la già intrapresa campagna volta ad eliminare la fisioterapia dalla “arena manipolativa”. Questo spiacevole stato delle cose fu reso ancora più deprimente dagli sforzi che la chiropratica dovette fare per sopravvivere ai tentativi della medicina di “contenerli ed eliminarli” dalla scena della sanità.
Un fatto interessante è proprio che nella metà del XX secolo i fisioterapisti addestrati nella terapia manuale fossero sufficientemente numerosi e abili da porre una minaccia distinta da quella medica. Questo rinforza l’affermazione che i fisioterapisti avessero appreso e praticassero la terapia manuale e le manipolazioni spinali già agli inizi del XX secolo.

L’APPOGGIO MEDICO

Tra i primi studenti di Still ci furono due medici scozzesi: William Smith e John Martin Littlejohn. Il primo in cambio dell’osteopatia insegnò l’anatomia agli studenti di Still, incrementando notevolmente la validità scientifica dell’emergente professione. Littlejohn dal canto suo divenne il primo rettore del College of Osteopathy di Kirksville e fondò il Chicago College of Osteopathy, prima di tornare in Gran Bretagna nel 1917 e fondare a Londra il British College of Osteopathy. Nonostante svariati tentativi Littlejohn non riuscì mai ad ottenere la parificazione dell’osteopatia alla medicina come avvenne negli Stati Uniti. Ironicamente all’antagonismo egli scelse l’apertura e dal 1920 cominciò ad insegnare a medici e fisioterapisti, non senza l’opposizione di entrambe le professioni. Questa scelta però incontrò l’entusiastico appoggio del medico James Beaver Mennell (1880-1957) e del fisioterapista Edgar Ferdinand Cyriax (1874-1955).

JAMES MENNELL ED EDGAR CYRIAX

Tra il 1912 e il 1935 James Mennell fu docente di massaggio terapeutico alla Training School of St. Thomas’s Hospital. Influenzato dai suoi predecessori Paget, Hood e Jones, Mennell si affidava a metodi manuali, terapia manuale inclusa, nel trattamento dei disturbi muscolo-scheletrici. Nell’anno di apertura a Londra della prima scuola di osteopatia, Mennell pubblicò il suo Physical Treatment by Movement, Manipulation and Massage. Sembra ragionevole ritenere che i terapisti suoi allievi fossero stati addestrati nelle sue tecniche prima della pubblicazione del testo (a partire circa dal 1906).
Ad assistere Mennell c’era Edgar Cyriax, fisioterapista di origini svedesi, già docente al Central Institute for Swedish Gymnastic a Londra, che in seguito conseguirà la laurea in medicina. Ci sono documenti che lasciano intendere che Cyriax studiò e praticò la terapia manuale, come ad esempio il librò che pubblicò nel 1903 basato sulle conoscenze trasmesse dal suo patrigno.
Nella sua ultima pubblicazione Mennell descrisse come sintomi di origine spinale potessero precisamente mimare sintomi viscerali, mettendo quindi in guardia sul fatto che una manipolazione spinale non equivale ad una cura per disturbo organico. Egli raccomandava l’uso delle manipolazioni solo dopo un esame clinico diagnostico, ed eventualmente strumentale, che differenziasse tra un problema spinale e uno viscerale. Erano così poste le basi del denominatore comune che tanto influenzerà la partica clinica e la filosofia di insegnamento del figlio John McMillan Mennell e di James Cyriax (figlio di Edgar): la diagnosi differenziale.

JOHN MCMILLAN MENNELL

Come suo padre, John Mennell (1916-1992) cercò di educare più medici possibile nell’arte e scienza della terapia manuale ortopedica. Ma la sua attività non fu confinata all’educazione medica. Dopo aver contribuito alla fondazione della North American Academy of Manipulative Medicine, nel 1977 ottenne che i dottori in osteopatia vi fossero ammessi. Tre anni dopo, in un famoso processo anti-monopolistico egli testimoniò contro l’AMA (American Medical Association) ponendo così una fine alla campagna per “contenere ed eliminare” la minaccia della chiropratica.
Misura del suo altruismo fu la sua apertura verso qualunque professione che avesse la possibilità e le capacità di apprendere la terapia manuale ortopedica. Il suo inestimabile contributo può essere trovato nel suo The Musculoskeletal System: Differential Diagnosis from Symptoms and Physical Signs.

JAMES HENRY CYRIAX

James Cyriax (1904-1985) si laureò in medicina al St. Thomas’s Hospital nel 1929. Influenzato senz’altro dai propri genitori, egli era convinto che a causa della loro educazione e addestramento strettamente legato alla medicina, i fisioterapisti fossero i professionisti più adatti ad apprendere le tecniche manipolative. Fu inoltre molto critico verso coloro che praticavano fuori dal “ombrello medico” definendoli “manipolatori della legge”.
Cyriax lavorò tutta la vita a migliorare la tecnica per sé e per i propri allievi. Il suo più grande dono alle professioni medica e fisioterapica fu il libro pubblicato nel 1954 Textbook of Orthopaedic Medicine, Volume I nel quale delineò un rivoluzionario metodo basato sul ragionamento clinico e sulla diagnosi differenziale denominato “test di tensione selettiva dei tessuti”. Poco prima di morire nel 1985 Cyriax disse: “Se per qualcosa devo essere ricordato spero sia per il test di tensione selettiva dei tessuti”. Naturalmente egli viene ricordato per molto altro, ma sfortunatamente se da un lato la fisioterapia ha prontamente fatto propri i suoi paradigmi, altre professioni, medicina compresa, non lo hanno fatto.

LO SVILUPPO DELLA FISIOTERAPIA

Come già visto le tecniche terapeutiche manuali furono praticate fin dai tempi più antichi. Tuttavia per trovare le prime fonti documentate riguardanti studi sulla loro efficacia bisogna arrivare a Per Henrik Ling (1776-1837). Ling fu un fisiologo, insegnante di ginnastica e schermidore. In seno all’emergente scienza della fisiologia egli riuscì a dimostrare l’efficacia terapeutica degli esercizi attivi e passivi. A lui vengono attribuiti a buon diritto il Swedish Gymnastic Movement System e, scorrettamente, il Massaggio svedese (o meglio Massaggio classico) il quale fu piuttosto creato dal medico e istruttore di ginnastica olandese Johan Mezger (1838-1909) con l’adozione della terminologia francese per le varie manovre (effleurage, petrissage, tapotement, frictión).
Con la Guerra di Crimea (1853-1856) le infermiere, a partire dalla storica figura di Florence Nightingale (1820-1910), cominciarono a specializzarsi in una riabilitazione muscolo-scheletrica basata sui massaggi e sugli esercizi. Nel 1894 quattro infermiere (Lucy Robinson, Rosalind Paget, Elizabeth Manley e Margaret Palmer) fondarono la Society of Trained Masseuses, che nel 1920 diventerà la Chartered Society of Massage and Medical Gymnastics e infine nel 1944 la Chartered Society of Physiotherapy. Fin dalla sua fondazione la società vide studenti da tutto il mondo. Tra questi ci fu l’americana Mary McMillan la quale, fortemente influenzata dall’ortopedico Sir Robert Jones, tornata in patria divenne Director of Physiotherapy alla Harvard Medical School. I terapisti americani la ricorderanno come la “madre della fisioterapia”.
Ci sono evidenze che i fisioterapisti abbiano cominciato ad imparare e praticare le manipolazioni spinali fin dai primi del ‘900. Nel 1920 Littlejohn fece alcune lezioni alla Chartered Society of Massage and Medical Gymnastics e nel 1926 diversi allievi della scuola completarono il percorso di due anni per diventare
manipolatori specializzati, trovando l’entusiastica accoglienza di Edgar Cyriax e James Mennell (ma non quella dell’establishment medico nel suo complesso).
A partire dagli anni ’50 fisioterapisti di tutto il mondo cominciarono a fare ricerca, ad organizzarsi e a sviluppare nuovi concetti sulla terapia manuale.
Freddy Kaltenborn si diplomò in Norvegia in fisioterapia nel 1949. Nel 1955 fu certificato da James Mennell e James Cyriax dopo 4 anni di studi. Nel 1958 si certificò in Chiropratica in Germania e nel 1971 in Osteopatia a Londra sotto la guida del medico e osteopata Alan Stoddard. A partire dal 1958 Kaltenborn cominciò a sviluppare nuove tecniche sfruttando l’emergente campo dell’artrocinematica introdotta da T. Walmsley nel 1927. Nel 1973 lui e Olaf Evjenth presentarono al mondo, con l’appoggio di Cyriax e Stoddard, il loro concetto “Terapia Manipolativa Ortopedica Kaltenborn-Evjenth” all’International Seminar of Orthopaedic Manipulative Therapy. Questo concetto è a tutt’oggi uno dei fondamenti della terapia manuale.
Goeffrey Douglas Maitland si diplomò in fisioterapia ad Adelaide, in Australia, nel 1949. Fin dai primi anni di attività studiò assiduamente testi di osteopatia, di chiropratica e di medicina da autori quali Mennell padre e figlio, Cyriax padre e figlio, Stoddard, Maigne e altri. Nel 1961, grazie ad uno speciale fondo studi, poté viaggiare all’estero per incontrare e studiare con le più illustri figure delle quali aveva fino ad allora letto solo i libri e tra le quali spiccavano James Cyriax e Gregory Grieve. Nel 1964 Maitland pubblicò per la Chartered Society of Physiotherapy la prima edizione di “Manipolazioni Vertebrali” nel quale egli presentò al mondo la sua innovativa e più dolce tecnica di mobilizzazione ritmica quale alternativa alla manipolazione ad impulso dell’osteopatia e della chiropratica, ispirandosi senz’altro alla “regola del non-dolore” di Robert Maigne. Nel 1965 si tenne all’università di Adelaide il primo corso di tre mesi sulla Manipolazione del Rachide, corso che nel 1974 diventerà un diploma post-laurea in Fisioterapia Manipolativa della durata di un anno. Il grande lavoro di Maitland passerà alla storia non tanto come un nuovo insieme di tecniche, quanto piuttosto come un innovativo “concetto”, un modello clinico di ragionamento in base al quale costruire il trattamento sui sintomi piuttosto che sulla diagnosi patologica.
Robin McKenzie si diplomò in fisioterapia alla New Zealand School of Physiotherapy nel 1952. A partire dal 1954, in seguito alla “accidentale” guarigione di un suo paziente con lombalgia (il famoso Mr. Smith) egli cominciò a sviluppare un innovativo modello di valutazione e trattamento basato non sulla manipolazione, ma su posture e movimenti, soprattutto a livello lombare. A McKenzie si deve l’inestimabile contributo di aver definito una delle principali controindicazioni alla manipolazione lombare: i segni neurologici.
Tra i grandi nomi che hanno rivoluzionato la terapia manuale meritano inoltre di essere citati Gregory Grieve e Stanley Paris i quali, insieme a Maitland e Kaltenborn e altri fisioterapisti, nel 1974 fondarono l’Interantional Federation of Orthopaedic Manipulative Physical Therapists.

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